Archiv der Ausstellung

ENRICO CASTELLANI
24 marzo – 7 luglio 2024

Enrico Castellani (1930-2017), uno tra i massimi esponenti della scena artistica del secondo Novecento, ha lavorato tutta la vita alla propria idea di rappresentazione dello spazio sulla tela, raggiungendo risultati tali da divenire una delle figure di riferimento dell’arte a livello internazionale. Ad oggi, però, nessun museo svizzero gli aveva mai dedicato una personale: questa al Museo d’arte Mendrisio non è soltanto la sua prima esposizione in territorio elvetico ma costituisce anche la prima retrospettiva dopo la morte dell’artista. L’intento di questa esposizione è quello di offrire una visione complessiva della straordinaria carriera di Castellani, dalla fine degli anni Quaranta al primo decennio del XXI secolo. In un andamento prettamente cronologico, che consente di cogliere le diverse fasi del suo percorso di ricerca, le sale si caratterizzano per nuclei di opere accomunate da analoghe peculiarità seppur nell’estrema varietà degli esiti.
Spazio, tempo, variazione, ripetizione: in un’infinita scala di combinazioni le superfici monocrome di Castellani cancellano l’idea classica della rappresentazione per aprire nuovi canali percettivi: il suo alfabeto visivo parla la lingua della luce, le sue superfici, come lui stesso scrisse nel 1961, «non facendo più parte del dominio della pittura o della scultura, e potendo assumere dell’architettura il carattere di monumentalità o potendo ridimensionarne lo spazio, sono il riflesso di quello spazio interiore totale, privo di contraddizioni, cui tendiamo. E pertanto esistono, in quanto oggetti di istantanea assimilazione, la durata di un atto di comunicazione; prima che il tempo le confini nella loro materiale precarietà».

Superficie bianca, 1973, Acrilico su tela, Collezione privata, © Enrico Castellani Estate. 2024, ProLitteris, Zurigo

ROGER DE LA FRESNAYE
Il nobile cubista
22 ottobre 2023 – 4 febbraio 2024

Il Museo d’arte Mendrisio dedica una grande mostra a Roger de La Fresnaye(1885-1925) figura di spicco del cubismo e straordinario interprete del suo tempo. Con i suoi lavori partecipò alle mostre che segnarono la storia dell’arte moderna e le sue opere più importanti fanno parte delle collezioni dei maggiori musei francesi e americani, tra cui il MoMA e il Metropolitan di New York. La retrospettiva (a cura di Barbara Paltenghi Malacrida, con la collaborazione di Francesca Bernasconi), la prima assoluta in Svizzera e la prima in ambito culturale italiano, si propone quindi di riscoprire un’importante figura dell’arte di inizio Novecento, ingiustamente caduta nell’oblio, attraverso un percorso espositivo che abbraccia l’intera carriera dell’artista: dagli esordi di derivazione simbolista e nabis alla straordinaria produzione cubista; dalla drammatica esperienza della Grande Guerra al neoclassicismo tipico del ritorno all’ordine degli anni Venti. Le 106 opere in mostra (provenienti dai più prestigiosi musei francesi e svizzeri e da importanti collezioni private) permetteranno di esplorare le numerose sfaccettature che hanno contraddistinto la breve ma folgorante carriera di un artista che seppe profilarsi con eleganza e ricercatezza tra i grandi esponenti della scena francese dei primi decenni del XX secolo.

Roger de La Fresnaye, Le Prestidigitateur, 1921-1922, Centre Pompidou, Parigi, MNAM-CCI, Legs de Mme Stéphanie Brillouin, 1966. Photo, Cosimo Filippini 2023

CESARE LUCCHINI
La terra trema
26 marzo – 25 giugno 2023

Il Museo d’arte Mendrisio inaugura la stagione espositiva 2023 con una grande antologica dedicata al pittore ticinese Cesare Lucchini (1941). Nato a Bellinzona e tra gli artisti più importanti della sua generazione, Lucchini conclude la formazione nel 1965 all’Accademia di Belle arti di Brera a Milano, dove vive e lavora per i successivi vent’anni. Alla fine degli anni Ottanta, desideroso di entrare in contatto con la scena artistica e culturale tedesca, si trasferisce in Germania dove tiene a lungo un atelier a Düsseldorf e a Colonia. Oggi vive a lavora a Lugano.
La mostra intende ripercorrere – per la prima volta a Mendrisio – i principali capitoli della straordinaria carriera di Lucchini, dagli esiti espressionisti degli anni Sessanta e Settanta all’influenza della Pop Art per arrivare al confronto con i Neue Wilden tedeschi. Particolare rilievo però è attribuito alla produzione più recente che rivela, con incredibile lucidità e altrettanto profonda poesia, un gesto sintetico nel tratteggiare la drammaticità del nostro mondo contemporaneo, da sempre inesauribile fonte iconografica da cui attingere.

LA COLLEZIONE 1982- 2022
23 ottobre 2022 – 29 gennaio 2023

Inaugurato l’11 settembre 1982, il Museo d’arte Mendrisio compie 40 anni. Il primo nucleo, fondamentale spinta alla nascita di un museo cittadino, era costituito dalla collezione dei fratelli Aldo e Aldina Grigioni, uno straordinario insieme di oltre 150 opere, selezionate ad offrire una panoramica di rilievo soprattutto dell’arte ticinese e lombarda tra fine Ottocento e inizio Novecento.
Da allora il Museo d’arte Mendrisio di strada ne ha fatta tanta: a quella prima donazione se ne sono aggiunte molte altre nel tempo che hanno notevolmente arricchito il patrimonio dell’Istituto (che conta, oggi, all’incirca 5200 opere); parallelamente lo straordinario “contenitore” architettonico (il complesso di San Giovanni) ha subito una serie di restauri e ampliamenti tali da trasformarlo in una realtà museale ed espositiva di rilievo nel panorama cantonale e nazionale. Per festeggiare questa importante ricorrenza, la mostra autunnale non poteva che prevedere, in un allestimento creato per l’occasione e che coinvolge tutto lo spazio espositivo, i principali capolavori della collezione: 200 opere di 148 artisti, distribuite secondo un andamento cronologico e suddivise in sale tematiche, così da fornire non solo una panoramica esauriente di quanto custodito nei depositi ma, soprattutto, un affresco importante sulle evoluzioni del gusto, degli stili e delle iconografie.

Davide Cascio
Chaosmos
22. Mai - 4. September 2022

Chaosmos besteht aus drei ortsspezifischen Interventionen in den Räumen des Museo d'arte Mendrisio: ein Möbelstück in der grossen Halle im ersten Stock(Spider Bee) und einige Interventionen auch an den Wänden(Dangling painting relifs), eine Abschirmung der beiden Bögen zum ersten Korridor hin(Out) und eine Installation in der ersten Halle(Riverrun). Darüber hinaus werden eine Reihe von Werken (darunter eine Reihe von Collagen) aus den jüngsten Phasen seines Schaffens sowie ein biografischer Teil präsentiert. Davide Cascio ist ein Tessiner Künstler, dessen Forschung im Allgemeinen von einer sorgfältigen Analyse der Quellen der Vergangenheit ausgeht, um modernistische Projekte zu entwickeln, die eng mit dem Konzept der Metamorphose und der Umwandlung verbunden sind. Seine Installationen mit einer architektonischen Matrix funktionieren wie eine mentale Reise, die, der Logik der Unvorhersehbarkeit folgend, utopische Ideale kultiviert. Das Hauptmerkmal seiner Werke ist die Akribie des Designs, die methodische Aufmerksamkeit gegenüber den Materialien, die geometrische Strenge, die sowohl auf die konstruktivistische und suprematistische Avantgarde des frühen 20. Jahrhunderts als auch auf die Bauhausschule und die radikale Architektur zurückgeht.

Davide Cascio, Spinnenbiene, 2017, Detail

Gianfredo Camesi
Vom Raum zur Zeit
22. Mai - 4. September 2022

Dallo spazio al Tempo (Vom Raum zur Zeit ) ist der Titel des Projekts, das der Künstler Gianfredo Camesi aus Valmaggio für die Räume des Museo d'arte Mendrisio entwickelt hat. Es handelt sich um ein Projekt, das Camesis künstlerische Geschichte zusammenfasst, von den Werken seiner frühen Reife, wie Point vital oder la Flèche, bis hin zu den bisher unveröffentlichten Arbeiten von 2016-17, wie die gesamte Serie der Retables (Altar-Triptychen) - insgesamt sechzehn Werke. Diese Ausstellung, die fast 80 Werke umfasst, die größtenteils in Serien unterteilt sind(Espaces Mesure du Temps, Vacuités, Chemin du corps, Forme de lumière, Portraits/Autoportrait), stellt eine Zusammenfassung seines künstlerischen Schaffens dar. Fließend und kreisförmig ist der Weg, der innerhalb des Museums von einem Raum zum anderen führt; aber nicht nur das, er schafft einen effektiven Übergang von außen (Kreuzgang) zum Ausgangspunkt im Inneren(Point Vital in einer Ecke des Korridors). Der Katalog, der die Ausstellung begleitet (Texte: Simone Soldini, Walter Tschopp, Emanuela Burgazzoli, Linda Broggini), will nicht die einzelnen Werke oder Serien, sondern das Projekt in einer fotografischen Reise dokumentieren (Foto: Stefano Spinelli).
Ausstellung und Katalog werden von Gianfredo Camesi und Simone Soldini kuratiert.

A. R. Penck
24. Oktober 2021 - 13. Februar 2022

A. R. Penck (1939-2017) ist zweifellos einer der bedeutendsten deutschen Künstler der zweiten Hälfte des 20. Jahrhunderts, der zusammen mit seinen Freunden und Weggefährten (Baselitz, Lüpertz, Polke, Richter, Immendorf und Kiefer) die Widersprüche des postnazistischen Deutschlands und des Ost-West-Konflikts durch eine höchst originelle Sprache auszudrücken vermochte, auch wenn sie in den traditionellen Ausdrucksformen wie Malerei, Zeichnung und Skulptur konzipiert wurde.
Die Retrospektive von Mendrisio, die mehr als 40 grossformatige Gemälde, 20 Skulpturen aus Bronze, Karton und Filz sowie über 70 Arbeiten auf Papier, Künstlerbücher und Notizbücher umfasst, soll die wichtigsten Etappen eines der bedeutendsten Vertreter der internationalen Kunst der 1970er und 1980er Jahre nachzeichnen.

A.R. Penck, Wie es funktioniert, 1989, © 2021, ProLitteris, Zürich
A. R. Penck, Wie es funktioniert, 1989, © 2021, ProLitteris, Zürich

Aoi Huber Kono
Radierungen Acryl Wandteppiche
29. Juli - 5. September 2021

Aoi Huber Kono, ein Maler, der seit langem ein Freund unseres Kunstmuseums ist. Wir fühlen uns durch ihre Freundschaft und ihre langjährige Verbundenheit mit unserem Institut geehrt. Mit grosser Freude würdigt das Museo d'arte Mendrisio die Künstlerin zu ihrem 85. Geburtstag. Die 1936 in Tokio als Tochter eines berühmten Grafikers geborene japanische Künstlerin ist mit einer anderen berühmten Persönlichkeit des internationalen Grafikdesigns, Max Huber, verbunden, mit dem das Kunstmuseum Mendrisio seit seiner Gründung über einen langen Zeitraum zusammengearbeitet hat (sein Logo ist das unseres Museums).

Sergio Emery - Werke 1983-2003
24. April - 4. Juli 2021

Sergio Emery (Chiasso, 1928 - Gentilino, 2003) war einer der wichtigsten Protagonisten der Tessiner Kunst in der zweiten Hälfte des letzten Jahrhunderts. Sein Weg ist singulär und nicht linear wie bei den meisten Künstlern seiner Generation. Nach seinen Anfängen im Kielwasser des 20. Jahrhunderts (Carrà, Sironi, Morandi) wendet er sich dem Neopsychismus zu, den er 1949 in Paris bei Edouard Pignon erproben kann. Diese erste Saison endete mit der abrupten Aufgabe der Malerei und dem Beginn einer 10-jährigen Periode des modernen Designs. Mitte der 1960er Jahre nahm er seine Karriere wieder auf, zunächst in einer informellen Richtung, dann in einem eher konzeptionellen und umweltorientierten Stil.

Aber die große bildnerische Wende kam in den frühen 1980er Jahren mit dem Puppenzyklus. Dies war der Ausgangspunkt für die retrospektive Ausstellung in Mendrisio, die sich über zwanzig Jahre erstreckte. Die letzte Staffel entfaltet sich in einer Verkettung von Themen, die sich alle um die Natur drehen, was rückblickend betrachtet den Eindruck eines Werks in Arbeit von großer Kompaktheit vermittelt. Die vorherrschenden Merkmale eines Gemäldes zwischen gestischen und figurativen Aspekten: das Zeichen, der Rhythmus, die kompositorische Erfindung, das Einfügen von Abfallstoffen. Ein Kapitel für sich ist der letzte außergewöhnliche Zyklus, Nel settembre del '43, in dem Emery dank eines Traums, in dem er seiner Fantasie freien Lauf lässt, ein Ereignis aus den Kriegsjahren wiedererlebt.

Miki Tallone - [ēx].
24. April - 4. Juli 2021

Miki Tallone (1968) ist eine Tessiner Künstlerin, deren Forschung auf der Erforschung von Raum und Zeit - auch im Lichte ihrer persönlichen Studien im Bereich der Performance - und auf der Sammlung privater und kollektiver Erinnerungen an die Orte, die sie besucht, basiert. Besonders wichtig in ihrem konzeptionellen Ansatz ist die architektonische und ökologische Konfrontation mit den Territorien, in denen sie arbeitet, und mit der anthropozentrischen Auffassung von Räumen: Ihre Installationen sind, wie sie selbst sagt, "um den Menschen herum gebaut, aber auch als Emanation des Menschen". Die Bandbreite der Referenzen von Miki Tallone ist vielschichtig, ihre Fähigkeit, mit der Umwelt zu interagieren, macht sie zu einer umgekehrten Restauratorin: Anstatt den ursprünglichen Zustand wiederherzustellen, entwickelt sie ihn weiter und integriert ihn in eine neue Vision, bei der das Publikum zur Interaktion aufgefordert ist.

Dies gilt auch für die Ausstellung [ēx] im Museo d'arte Mendrisio, für die Tallone drei ortsspezifische Werke (im prächtigen Kreuzgang und im großen Saal im ersten Stock) konzipiert hat, die seine Fähigkeit zur Neukodierung von Kontexten offenbaren.

In den beiden Außenprojekten(Arundo 1 und 2 und Fluo) fügt sich Tallone in den historischen Ort ein, nicht indem er ihn manipuliert, sondern durch einen Prozess der Assimilation, der den Raum integriert und ihn über die architektonischen Grenzen hinaus erhebt; in der Inneninstallation(Demo) wird der Besucher einer Reihe von stillen Mechanismen der Geselligkeit durch die Darstellung eines Rituals (das Bankett) ohne Gäste ausgesetzt, dessen statische und symbolische Gesten sich in der Verwendung von Stoffen und komplementären Bildern an der Wand kristallisieren.

André Derain
Gegenstromexperimentator
27. September 2020 - 31. Januar 2021

André Derain ist eine der großen Figuren der künstlerischen Revolution des frühen 20. Jahrhunderts, sowohl in der Malerei als auch in der Bildhauerei, eine Ikone der Kunst des 20. Jahrhunderts, ein Freund von Picasso, Matisse, Braque und Giacometti. Derain bildete zusammen mit Henri Matisse und Pablo Picasso die Künstlertriade, die die Kunst des 20. Jahrhunderts weltweit völlig veränderte. Derain hat viele der wichtigsten Strömungen der modernen und zeitgenössischen Malerei angeführt und inspiriert. Er war der Erbe desImpressionismus, der Initiator der Fauve-Malerei und einer der Väter des Kubismus sowie der Wegbereiter der Rückkehr zum Klassizismus. In den ersten Jahren des 20. Jahrhunderts hat eine Handvoll Künstler die Art und Weise, wie wir Kunst sehen, völlig verändert. Zu den größten Erneuerern gehörten Derain und Matisse, die mehrere Jahre lang gemeinsam in Collioure in Südfrankreich Seestücke malten. Zwischen 1905 und 1910 schufen sie eine Bewegung, für die der Begriff Fauve" geprägt wurde, d. h. die Gruppe der Wilden", wegen der leuchtenden, feurigen Farben, die ihre Werke kennzeichnen.
Auch Picasso hatte große Bewunderung und Respekt für Derain, besonders zu Beginn des letzten Jahrhunderts. Ab 1910 arbeiten Derain und Picasso mehrere Jahre lang zusammen und studieren sich gegenseitig. Sie trafen sich oft und ihre Freundschaft hielt bis in die 1930er Jahre an. Es war Derain, der Picasso in die Welt derafrikanischen Kunst einführte, und mit Derain unternahm Picasso seine ersten Schritte in Richtung Kubismus. Beide waren weltliche Liebhaber, sehr erfolgreiche Männer, Berühmtheiten der Kunst des 20. Jahrhunderts. Doch während Picassos Vermögen im Laufe des Jahrhunderts wuchs, erlebte Derain nach dem Zweiten Weltkrieg dank der Welt der Galerien und des Marktes einen abrupten und vorübergehenden Niedergang.
Die vom Museo d'arte Mendrisio im Rahmen seiner den großen modernen Meistern gewidmeten Ausstellungstätigkeit organisierte Ausstellung hat zum Ziel, alle wichtigen Aspekte der Forschung von Derain zu erforschen und insbesondere dazu beizutragen, die besonderen Qualitäten seiner komplexen und gegliederten Produktion zwischen den beiden Kriegen und bis zu seinem Tod neu zu fokussieren und zu bewerten.
Im Bereich der
Malerei werden die Entwicklung und das Experimentieren mit Stil und Themen sowie die zahlreichen impliziten oder expliziten Bezüge zu den verschiedensten Bereichen der Kunst aus allen Epochen analysiert. Und dies in den verschiedenen Genres: Landschaft, Stilleben, Porträts, weibliche Akte und mehr gegliederte Kompositionen . Ebenso bedeutsam, wenn auch in geringerem Umfang, ist die bildhauerische Produktion, die mit einer sehr interessanten Gruppe von Werken dokumentiert ist.

Von gestern bis heute.
Zeitgenössische Linien im Tessin.
Die Sammlung
10. Juni - 9. August 2020

Mit rund hundert Werken aus der Sammlung will die Ausstellung ein Kaleidoskop von Experimenten schaffen, um einen Dialog zwischen den verschiedenen Werken herzustellen und sprachliche Verwandtschaften zu erkennen.

Das Zeitgenössische wird hier als ein Dialog zwischen den Generationen verstanden, der etwa vierzig Jahre Geschichte umfasst und plötzlich von der Erinnerung an die Atmosphären des letzten Naturalismus zu einem technologisch ultra-verarbeiteten Bild übergeht.

Der Kern der Ausstellung liegt also in der Geschichte des Museo d'arte Mendrisio, von den ersten Biennalen, die Paolo Bellini und Aldo Ferrario gewidmet waren, bis zu den Räumen, die Alan Bogana und Marta Margnetti gewidmet sind. Es handelt sich um bekannte Künstler, die mit unserem Institut eng verbunden waren und denen wir zu Dank verpflichtet sind.

Werke von:

Selim Abdullah, Sibilla Altepost, Paolo Bellini, Franco Beltrametti, Adriana Beretta, Livio Bernasconi, Anna Bianchi, Alan Bogana, Giuseppe Bolzani, Gianfredo Camesi, Rosanna Carloni, Daniela Carrara, Marisa Casellini, Edgardo Cattori, Massimo Cavalli, Milo Cleis, Andrea Crociani, Ilaria Cuccagna, Edmondo Dobrzanski, Tommaso Donati, Marcel Dupertuis, Matteo Emery, Sergio Emery, Renzo Ferrari, Aldo Ferrario, Luisa Figini, Samuele Gabai, Andrea Gabutti, Piero Gilardi, Silvano Gilardi, Elia Gobbi, Aglaia Haritz, Hermanus, Timothy Hofmann, Max Huber, Aoi Huber-Kono, Cesare Lucchini, Marta Margnetti, Simonetta Martini, Paolo Mazzuchelli (PAM), Eleonora Meier, Luca Mengoni, Gianni Metalli, Vincenzo Meyer, Gian Paolo Minelli, Flavio Paolucci, Gianni Paris, Gregorio Pedroli, Adriano Pitschen, Rolando Raggenbass, Tino Repetto, Mariangela Rossi, Alberto Salvioni, Ruggero Savinio, Paolo Selmoni, Fabrizio Soldini, Ivo Soldini, Bohdan Stehlik, Una Szeemann, Miki Tallone, Gianmarco Torriani, Francesco Vella, Petra Weiss, Gianmaria Zanda, Flavia Zanetti, Piera Zürcher

INDIA ANTICA
Capolavori dal collezionismo svizzero
27 ottobre 2019 – 26 gennaio 2020

Oggi possiamo ammirare solo delle parti del variegato e vasto mondo dell’antica arte indiana. Culla di tre religioni – buddismo, induismo e giainismo – ancora oggi in vigore, l’India ha un patrimonio culturale estremamente ricco, anche se si è preservato solo quello composto da materiali durevoli. Questo patrimonio racconta del rapporto dell’umanità con le forze ultraterrene che la governano e con l’universo in generale. Di conseguenza, l’India è ricca di divinità di vario genere che rappresentano queste forze e il loro travalicamento. Il significato di queste divinità è costantemente rielaborato, e anche qualora il suo nome non cambiasse, la divinità è tutt’altro che statica. Curata da Christian Luczanits, esperto di arte indiana alla London School of Oriental and African Studies, la mostra si concentra sulle trasformazioni che queste divinità subiscono dalle prime rappresentazioni figurative alle più tarde forme espressive esoteriche (tantriche). I cambiamenti di significato derivano solo in parte dai testi relativi alle divinità; tuttavia, le immagini parlano anche da sole e in relazione ad associazioni poetiche atemporali. Una yakṣī, una sorta di spirito naturale femminile responsabile della fertilità e del benessere, può chiacchierare con un pappagallo per evitare che riveli ciò che è successo la sera precedente. Al contrario, un Budda seduto e riccamente decorato allude a un risveglio che è stato reinterpretato dal punto di vista del buddismo esoterico.
Pur senza la pretesa  di essere rappresentativa della totalità dell’antica arte indiana, la mostra copre aree essenziali. Gli oggetti esposti riflettono l’interesse occidentale per l’arte indiana, dove predominano temi buddisti e pacifici. La selezione è stata operata sulla base dei criteri di qualità e disponibilità. La mostra è suddivisa in nove sezioni: Metafore poetiche; Animali leggendari; Tradizioni a confronto; Storie edificanti; Poteri femminili; Diramazioni esoteriche; Miracoli; Coppia divina; Divinità cosmica. Sono esposte sculture provenienti da varie regioni dell’India, Pakistan e Afghanistan. La datazione delle opere si estende su 14 secoli, dal II secolo a.C. al XII secolo d.C.

Piero Guccione 
La pittura come il mare
7 aprile – 30 giugno 2019

Non c’è mai stato un artista che sia riuscito a dare la dimensione della luce e della relazione tra l’azzurro, il mare e il cielo come Piero Guccione. Egli è stato tra i maggiori protagonisti della pittura italiana del secondo Novecento. Nato nel 1935 a Scicli, ultima propaggine meridionale della Sicilia, e recentemente scomparso, per oltre quaranta anni ogni mattina Guccione ha guardato il mare cercando di coglierne le variazioni, non per semplice descrittivismo, ma per trovarci sempre l’anima dell’uomo.
«Mi attira l’assoluta immobilità del mare, che però è costantemente in movimento.» È questa la grande impresa che quotidianamente ha affrontato: guardare il mare con il desiderio di fissare qualcosa in continuo movimento. Guccione ha portato la sua ricerca ai limiti dell’astrazione, restando tuttavia ben ancorato alla realtà. Persino nelle ultime opere dove la rarefazione è condotta all’estremo e il senso di vuoto diventa qualità principale, egli vuole e sa rimanere pittore di un’antica tradizione radicata nel dato realistico, figurativo. Nel dipingere il mare e il cielo, egli è stato attratto dalla forza e dal colore di quell’impercettibile linea che divide la parte superiore dei suoi dipinti, il cielo, dalla parte inferiore, il mare. È questa impercettibilità che ha sempre cercato di riportare sulla tela.